Natura, cultura e speleologia delle aree carsiche bolognesi. Mostra inclusiva e intermediale
Gutta cavat lapidem – la goccia scava la pietra.
Il proverbio latino afferma che così come un’ umile goccia col tempo riesce ad avere la meglio sulla durezza della roccia, con la pazienza e la perseveranza si può ottenere qualunque risultato.
L’omonima mostra tratta proprio di questo: di come la tenacia dell’acqua riesca a modellare la superficie terrestre e a scavare grotte che possono raggiungere dimensioni inimmaginabili; e anche, in senso figurato, dell’instancabile lavoro condotto dagli speleologi per rivelare, un pezzetto alla volta, la complessità del mondo sotterraneo.
La mostra Gutta Cavat Lapidem, si inserisce nel novero delle iniziative per celebrare i 150 anni di quella scoperta che condusse alla nascita della speleologia bolognese. Nei primi giorni dell’ottobre 1871, si tenne a Bologna il “V Congresso Internazionale di Antropologia e Archeologia preistoriche”. Per la città fu un evento emblematico e prestigioso poiché contribuì, assieme ad altre iniziative degli anni successivi, a riaffermare il ruolo di Bologna come importante centro culturale.
L’esposizione, che prevede installazioni immersive come la ricostruzione di un tratto della grotta della Spipola, offre la possibilità di rendere piena l’esperienza sensoriale e cognitiva. Fare prova dell’attraversamento di una grotta, la Spipola 2, serve per togliere dal verbalismo l’esperienza e permette di costruire un proprio racconto originale e farsene un’idea concreta.
La mostra è stata realizzata in collaborazione conl’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza e con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e il sostegno dello SMA, il Sistema Museale di Ateneo.